SABATO 2 MAGGIO 2020

SANTUARIO DI SANTA MARIA DELLA CONSOLAZIONE (1508 – 1607)

TODI (PG)

“Fo tanto benigna ad noi peccatori, che innumerabile gratiae ad ogni infirmità faceva…et maxime liberare de qualunqua infermità et pericolo se li domandava…et per le continue gratie fo visitata da tucto el populo in processione et nominata Santa Maria de Consolazione”

Da una cronaca cittadina del 1508

(Foto: Raffaella V.)

IL  TERRITORIO

Nella media valle del Tevere che va digradando verso l’area meridionale della regione, sul confine che anticamente fu punto di contatto tra i territori etruschi e quelli umbri, Todi oggi racconta la memoria del passato. Splendida e silenziosa fuori dalle grandi vie di comunicazione rimane nel suo nobile isolamento come se il tempo si fosse fermato. Il particolare impianto urbanistico, caratterizzato da un complesso sistema di cisterne,  contrafforti e canali si articola sulla doppia cima del colle ai piedi del quale, sul versante che guarda la valle del fiume Naia, si erge la nitida mole della Consolazione. In un itinerario di visita guidata alla scoperta di Todi la sosta presso il Santuario della Consolazione è sempre prevista non tanto per motivi di carattere devozionale quanto per il colpo d’occhio che la maestosa architettura, unica nel suo genere in Umbria, offre al viaggiatore. La costruzione, iniziata nel 1508, si concluse solo un secolo più tardi. Il progetto architettonico è stato attribuito, pur con qualche riserva, a Donato Bramante  e il lavoro dei tanti professionisti che si avvicendarono in questo cantiere ha donato al mondo una meravigliosa chiesa rinascimentale in cui lo spazio si articola secondo un preciso rapporto di grandezze e di proporzioni esprimendo un senso di compiutezza assoluta e di armonia in cui la luce è protagonista.

 

 

 

 

LA STORIA

Il santuario della Consolazione nasce da un miracolo accaduto nel 1508. Iolo di Cecco era un operaio che venne incaricato, insieme ad altri,  di demolire un muro fatiscente che circondava il monastero di Santa Margherita nel piano di San Giorgio (ai piedi della cittadina). Iolo era privo della vista da un occhio e mentre lavorava si accorse che sotto i calcinacci era finita un’immagine dipinta che raffigurava la Vergine con il Bambino nell’atto di sposare in mistiche nozze S. Caterina d’Alessandria. Per rispetto e devozione la pulì con un fazzoletto e, toccandosi con esso l’occhio malato, riacquistò la vista. Subito si gridò al miracolo e l’evento animò la devozione del popolo. L’allora vescovo Basilio Moscardi che negli stessi giorni era stato liberato da una pericolosa malattia grazie all’intercessione della Vergine confermò il culto ed il 13 giugno dello stesso anno intitolò una chiesa che sarebbe stata eretta, di lì a poco, alla Consolazione per le innumerevoli grazie concesse da Maria. Nelle cronache locali le prime notizie sull’immagine miracolosa vengono fatte risalire  al 1458 (anche se l’immagine risulta essere più antica) quando si diceva che i territori lungo il Tevere nei pressi di Pontecuti,  conosciuti come “il pianoro di San Giorgio”, erano devastati da un drago mostruoso che seminava morte. L’allora vescovo Alaleoni inviò uomini armati per uccidere il drago i quali, nel partire per questa missione, si erano raccomandati all’immagine di Maria collocata nel pianoro di San Giorgio.  Quel che è certo è che l’immagine miracolosa fu in origine una delle tante maestà che nei secoli passati venivano poste a protezione di strade ed incroci, retaggio di una tradizione risalente all’età pagana.

LA FESTA SI CELEBRA: 8 settembre

PREGHIERA RIPRODOTTA SULL’IMMAGINETTA DEL SANTUARIO

O Maria, Madre del Verbo incarnato e Madre nostra dolcissima, siamo qui ai Tuoi piedi mentre sorge un nuovo giorno: un altro grande dono del Signore. Deponiamo nelle tue mani e nel Tuo Cuore tutto il nostro essere. Noi saremo tuoi nella volontà, nel pensiero, nel cuore, nel corpo. Tu forma in noi con materna bontà in questo giorno, una vita nuova, la vita del tuo Gesù. Previeni e accompagna o Regina del Cielo, con la Tua ispirazione materna, tutte le nostre azioni affinché siano degne di unirsi al Sacrificio santo e immacolato del tuo Figlio divino. Rendici santi o Madre buona, santi come Gesù ci ha comandato, come il Tuo cuore ci chiede e ardentemente desidera. Così sia.

UN POSSIBILE SPUNTO DI RIFLESSIONE

Il drago di cui si parla nelle cronache in realtà era una terribile epidemia che nel 1458 si era estesa nei territori intorno a Todi mietendo molte vittime. Gli uomini armati furono coloro che operarono la bonifica del territorio e che si raccomandarono alla Vergine Maria per essere scampati dal pericolo. Alcuni morirono e altri si salvarono. Nel 1508 si ripresentò una situazione di malattia comunitaria diffusa, seppur con modalità differenti. L’immagine incastonata dietro l’altare ricorda ancora, dopo tanti secoli, ai Tuderti  e a chiunque giunge in questo luogo santo che Maria è porto sicuro di consolazione. Le prove che si incontrano nel cammino della vita svelano la propria condizione di fragilità, una condizione che accomuna tutti gli uomini. La teofania che qui si è manifestata ci fa fare memoria che il Signore cammina sempre insieme al suo popolo,  lo sostiene nelle avversità e nella prova, lo guarisce e lo consola conducendolo per mano al di là dello smarrimento, del dolore e della morte.