Cambiare atteggiamento rispetto alla natura
e ai beni del creato per sperare in un futuro veramente diverso. Il cristiano ha il compito e il dovere di essere attore e protagonista di questo mutato comportamento verso il mondo naturale. Il convegno internazionale “Natura vivente: comprendere i cambiamenti e le loro cause per una conversione ecologica: le Chiese italiane si interrogano” – organizzato dall’Accademia delle Scienze, dalla Commissione della Cei per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, e da quella per l’ecumenismo e il dialogo, in occasione della quarta Giornata per la salvaguardia del creato -, svoltosi ad Assisi, ha posto l’accento sulla necessità di una nuova spiritualità. Anche per una ragione di solidarietà e di giustizia nei confronti dei più poveri che, oltre a patire per l’incremento della fame, sono i più colpiti dall’inquinamento ambientale. “Occorre mutare il nostro rapporto con i beni del creato – ha detto mons. Arrigo Miglio, presidente della Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace -. Bisogna riscoprire questi come doni che non sono inesauribili. Il creato ha una sua precarietà, e chiede a noi di accostarci con umiltà e con la semplicità di san Francesco. Sapere ringraziare per i doni del creato vuol dire avere il cuore del povero e dell’umile: questa è la radice per non essere padroni del creato e non essere spreconi. Dobbiamo anche accostarci in modo diverso agli uomini, ai nostri fratelli”. Accanto alle relazioni degli esperti sui cambiamenti climatici, è intervenuto anche il sottosegretario all’ambiente, Roberto Menia, ponendo l’accento sul fatto che l’Italia “vuole investire in scienza e tecnologia, abbassando così le emissioni di gas serra e facendo una forte scelta volta alle energie rinnovabili”. Menia ha anche ricordato i “danni” provocati dall’ambientalismo concepito come “divieto”, per giungere poi ad una “sorta di catastrofismo e allarmismo”. Mons. Vincenzo Paglia, presidente della Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo – che ha anche presieduto una preghiera ecumenica nella basilica inferiore di San Francesco – ha sottolineato nella sua relazione che “l’ideologia dell’accaparramento egoistico è sancita drammaticamente dalla cinica freddezza con cui oggi si tratta il dramma dell’immigrazione di persone in fuga da persecuzioni, ma anche e soprattutto dalla povertà prodotta dal degrado ambientale. Un degrado spesso causato proprio per produrre il superfluo dei Paesi più ricchi”. Di rilievo l’intervento di padre Andrei Boitsov, in rappresentanza della Chiesa ortodossa russa, che ha posto l’accento sulla necessità di una comune strategia personale e collettiva per mutare la situazione ambientale in Russia e nel mondo. Ha ricordato i disastri ambientali avvenuti nella ex Unione Sovietica, culminati con l’esplosione nella centrale nucleare di Chernobyl, nel territorio ucraino, che tante conseguenze ha avuto per la popolazione, con migliaia di morti. Il convegno ha consentito all’amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato, Mauro Moretti, di sottolineare la strategia del Gruppo nel solco di un nuovo modo di fare impresa, sensibile all’ambiente. Nei prossimi anni saranno investiti due miliardi di euro per rendere più moderna la rete ferroviaria, con un notevole risparmio di emissioni di CO2 e di polveri sottili, per “collegare più velocemente tra loro le città senza ‘rubare tempo’ alla vita di ciascuno di noi, agli incroci o ai semafori”.
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