Carissimi, dopo la bella esperienza del ritiro di zona a Perugia, desidero condividere con voi quello che la Bibbia e altre fonti citano sul senso del ritiro spirituale. Questo per testimoniare l’importanza di ciò e la voglia di contagiare tutti a vivere insieme alla fraternità tale momento. Di fronte al frastuono del mondo l’unica via d’uscita è Lui. Meglio se vissuto dormendo fuori casa, ma comunque vissuto. E grazie al Consiglio regionale che crede in questo.
1. NECESSITÀ DEL RITIRO. – S. Giovanni Battista volendo preparare i suoi contemporanei alla venuta del Messia, cominciò a ritirarsi egli medesimo nel deserto, di dove poi uscì predicando al popolo e con le parole e con l’esempio, la necessità del ritiro, per appianare e raddrizzare le strade del Signore (Homil. III, 3). E anche Gesù, oltre che si ritirava spesso da solo in luoghi deserti, di quando in quando invitava i suoi apostoli ad appartarsi dal mondo e ad andare in luogo deserto, per ivi riposare nella quiete (MARC. VI, 31). I cristiani sono il popolo di Dio: ora S. Giovanni nell’Apocalisse udì il Signore dare ordine al suo popolo che uscisse di Babilonia, se non voleva partecipare ai delitti di lei, e dividerne le piaghe (Apoc. XVIII, 4). Sospendete, diceva il Salmista, le vostre occupazioni terrene per occuparvi seriamente degli affari dell’anima vostra (Psalm. XLV, 11).
S. Arsenio soleva dire non essergli possibile abitare nello stesso tempo con Dio e con gli uomini (Vit. Patr.); e S. Antonio dava per regola, che siccome un pesce fuori dell’acqua languisce e muore, così un religioso fuori della solitudine e del ritiro, sdrucciola nella trascuratezza e nell’accidia, e adempie male i suoi esercizi spirituali (Vit. Patr.). Lo stesso si deve dire, in proporzione, di tutti i cristiani ciascuno dei quali, per poco che conosca il mondo, è costretto dall’esperienza a ripetere con l’autore dell’Imitazione: «Tutte le volte che sono andato fra gli uomini, me ne sono tornato meno uomo» (Lib. I, c. XX).
Il ritiro spirituale è necessario per assestare la propria coscienza…; per purificarsi dei peccati commessi…; per ritemprarsi nel fervore…; . è necessario, perché è una grazia preziosa, rara, decisiva, speciale… E difficilissimo, per non dire impossibile, che in mezzo al tumulto, alle distrazioni, alle agitazioni, ai molteplici negozi del mondo, uno si occupi seriamente di Dio, dei doveri, della salute, dell’eternità… Ora non si dovrà dire necessario il ritiro che ci allontana da tutti questi ostacoli, e dà tregua a tutte le sollecitudini?
Questa necessità ci predicano ancora gli esempi di Gesù e dei Santi… Quante volte non occorrono nei santi Vangeli quelle frasi: Gesù fuggì al monte tutto solo (IOANN. VI, 15): Gesù si rifugiava nel deserto (MARC. I, 13): Gesù passava la notte nel ritiro e nella preghiera (Luc. VI, 12)? Inoltre non visse egli i trenta primi suoi anni nel ritiro e nella solitudine? Di maniera che in persona di lui il Salmista aveva detto: «Ho vegliato e me ne stetti ritirato e solitario, come passero che si trovi solo sul tetto» (Psalm. CI, 8).
Tutti i Patriarchi e i Profeti furono uomini amanti del ritiro… S. Giovanni Battista e la Beata Vergine passano nella più assoluta ritiratezza la loro vita… Non vi è santo che non l’abbia amata e praticata… Non è forse la necessità, da tutti ben conosciuta, del ritiro, che popolò i deserti, le montagne, le foreste, e fa tuttora concorrere ai chiostri una moltitudine di Angeli terrestri? Se il ritiro non fosse necessario, perché Gesù Cristo e i padri della vita spirituale, lo avrebbero tanto raccomandato con le parole e con gli esempi?
2. ECCELLENZA E UTILITÀ DEL RITIRO SPIRITUALE. – S. Ambrogio parlando del deserto in cui ritiravasi Gesù Cristo, dice: Noi non troviamo Gesù Cristo su le pubbliche piazze, sui mercati; Gesù non frequenta questi luoghi, perché egli è la pace, e nel mondo vi è lotta e discordia; Gesù Cristo è laborioso, e su le pubbliche piazze stanno gli oziosi; Gesù Cristo è carità, e il mondo è maldicenza; Gesù Cristo è fede e semplicità, il mondo è frode e finzione; Gesù Cristo è nella Chiesa, nel mondo vi sono gli idoli (De Virgin. lib. IV). Non altrove che nel ritiro noi potremo trovare Gesù. «La vera felicità, dice S. Eucherio, sta nel fuggire la felicità del mondo, nel vilipendere le cose terrene e nel. desiderare quelle di Dio. Spezziamo un tratto questa interminabile catena di affari mondani. Tutto ciò che non ha altro scopo che il tempo non è degno della nostra attenzione; ciò che tanto presto finisce, non contiene vera e solida gioia (In Epist.)». S. Gregorio Magno osserva che siccome l’acqua fermata nel suo corso da una chiusa, cresce e s’innalza, così l’anima umana, chiusa nel ritiro, s’innalza verso il cielo; mentre lasciata libera, si divaga in mille inutilità e frivolezze e si perde (Pastor.).
Il Salmista loda il ritiro perché in esso si trova la pace ed il riposo; perciò si augurava di avere ali di colomba, per rifuggirvisi (Psalm. LIV, 7). In altro luogo, alludendo ai vantaggi della solitudine e della ritiratezza, dice che il deserto si abbellirà di una fecondità celeste (Psalm. LXIV, 13), e che Dio spacca i macigni del deserto, per abbeverare il suo popolo ad abbondanti fontane (Psalm. LXXVII, 15). Il Vangelo nota che gli Angeli discesero a servire Gesù quando si trovava nel deserto (MARC. I, 13).
Narra l’Esodo, che Mosè pascendo il gregge del suo suocero, si avanzò tanto, che toccò le falde del monte di Dio, in Oreb. Ivi il Signore, apparsogli in mezzo ad una fiamma di fuoco che investiva un roveto senza bruciarlo, gli disse: Scàlzati, perché il suolo su cui posi, è santo (Exod. III, 1, 2, 5). Impariamo da questo fatto, che il ritiro è tutto adatto per pregare, per coltivare l’anima, per formarla ad un riposo spirituale ed alla perfezione; che è un luogo santo nel quale Dio si mostra all’aperto, Impariamo a condurre tre gregge nel deserto del ritiro: la prima, è il corpo con i suoi sensi e con i suoi sentimenti; la seconda, è l’anima con le sue facoltà ed affezioni; la terza, è lo spirito con la volontà, l’intelligenza con tutti i suoi pensieri… Nel ritiro, Mosè viene scelto da Dio per liberare il popolo ebreo dalla schiavitù dell’Egitto… Nel ritiro, Dio gli manifesta i suoi disegni, lo veste di una forza e di una potenza inaudite… Simili meraviglie, uguali prodigi opera il ritiro in quelli che ne sono amanti.
L’imperatore Carlo V, deposta la corona per chiudersi nel ritiro monastico, affermava di aver provato maggiore gioia e più pura felicità in un solo giorno del suo ritiro, che non in tutte le sue vittorie e ne: suoi trionfi (In Vita). Ben sapevano quello che si dicevano un S. Bernardo ed un S. Gerolamo, dei quali il primo chiama la cella monastica un cielo terrestre (De vita contempl.), il secondo le dà il nome di paradiso (Epist. ad Rust.); e scrivendo a Eliodoro, esce in questa esclamazione: O ritiro, primavera carica dei fiori di Gesù Cristo! O ritiro, nel quale nascono quelle pietre preziose di cui, secondo l’Apocalisse, è costrutta la città del gran Re! O ritiro, tu godi familiarmente di Dio!
Dio medesimo, per bocca di Osea, dice: «Io attirerò a me quest’anima e la condurrò nella solitudine, e quivi le parlerò cuore a cuore» (OSE. II, 14). E che cosa farà quest’anima nel ritiro, o Signore? Ella canterà, come nei giorni della sua giovinezza, e chiamerà il Signore, suo sposo. Egli stabilirà con lei alleanza e; rotto l’arco e la spada e cessata ogni guerra, la farà riposare in tutta sicurezza. La prenderà come sua sposa per sempre e se la sposerà per la giustizia e l’equità, per la grazia e la misericordia. Sarà sposa di Dio per la fede e saprà che lo sposo suo è il Signore (Ib. II). Ecco l’eccellenza, i frutti, i tesori, gli inestimabili vantaggi del ritiro… Tutte le volte che l’anima si ritira dall’agitazione, dal tumulto, dalla confusione del secolo, lo spirito di Dio se ne viene in lei e, sterile fino a quel punto in buone opere, diventa, ben presto feconda in virtù… Il ritiro è quel tempo di grazia, è quel giorno di salute in cui Dio ci assicura, per bocca d’Isaia, che ci ascolta e ci soccorre (ISAI. XLIX, 8); è quel tempo favorevole per procurare la salvezza dell’anima, del quale dice S. Paolo (II Cor VI, 2).
Al ritiro spirituale possono misticamente applicarsi quelle parole del profeta Naum: «Le porte dei fiumi (divini) sono aperte» (II, 6), e quelle altre del Genesi: «Le sorgenti del grande abisso furono dischiuse, e aperte le cataratte del cielo» (Gen. VII, 11). Sì, questo miracolo avviene anche nel ritiro; si dischiudono su colui che ama il ritiro tutte le sorgenti del paradiso, si riversa su di lui dal cielo un diluvio, ma non un diluvio di maledizioni per distruggere, bensì un diluvio di grazie e di benedizioni per edificare e far vivere della vita medesima di Dio e per l’eternità… Noi apparteniamo alla famiglia privilegiata di Noè; e posti come lui nell’arca salutare del ritiro, tanto più c’innalziamo verso il cielo, quanto più crescono le acque.
Isaia ci dà nel capo LXVI una descrizione dei beni che si trovano nel ritiro spirituale. Qui, infatti, si trova lo Spirito Santo, l’unzione divina, la forza, la speranza, la luce, la libertà, la riconciliazione, il conforto della grazia, il fine della tristezza e delle amare lagrime, la corona di vita, la gioia. Il ritiro ci veste di Gesù Cristo, ci fa produrre frutti di salute, e germinare la gloria; rialza le rovine, ristabilisce tutte le virtù, popola il cielo; è l’appannaggio degli eletti, è un’anticipazione del cielo. Esso è la verità, l’allegrezza con Dio, l’intimità con Gesù Cristo. Qui si adempie l’unione divina dello sposo celeste con l’anima umana, qui si stringe il patto di amicizia eterna tra Gesù e l’uomo; qui l’anima è santificata, diventa bella come il sole, ed è inondata di felicità e di pace… O anima cristiana, per mezzo del ritiro tu comparisci vaga come l’aurora, e il tuo Salvatore splenderà su di te come il sole. Sarai chiamata con un nome nuovo che ti sarà imposto dal Signore medesimo. Sarai una corona di gloria per il Signore ed un diadema per il tuo Dio. Non sarai più l’Abbandonata, ma la Diletta del Signore, la terra abitata, perché il Signore in te mette le sue compiacenze, e stabilisce la sua dimora (ISAI. LXII).
3. MEZZI PER FARE BENE IL RITIRO. – Mentre vi porgiamo aiuto, scriveva S. Paolo ai Corinzi, vi esortiamo a non ricevere inutilmente la grazia di Dio (II Cor VI, 1). Ora dunque la possibilità di ritirarsi dal secolo, di fare alcuni giorni di ritiro spirituale, è segnalatissima grazia di Dio; veda dunque, chi se la vede offrire, di non lasciarla cadere invano.
«In quei giorni (nei giorni del ritiro spirituale) i figli d’Israele e i figli di Giuda verranno insieme, dice Iddio; essi cammineranno frettolosi e piangenti in cerca del Signore loro Dio; chiederanno della strada che mette a Sionne, e ad essa terranno fisso lo sguardo» (ISAI. L, 4-5). La Scrittura accenna qui alcuni mezzi eccellenti per fare un utile e santo ritiro: 1° I figli d’Israele e quelli di Giuda andranno insieme, questo vuol dire che per fare, bene il proprio ritiro, bisogna smettere ogni pensiero di odio, riconciliarsi con gli offesi e con gli offensori, praticare la carità con tutti. 2° Essi si affretteranno; cioè, getteranno via ogni esitanza, ogni negligenza o trascuratezza nel profittare della grazia. 3° Piangeranno, saranno contriti alla considerazione dei loro peccati. 4° Cercheranno con tutta l’anima il Signore. 5° Domanderanno ai ministri del Signore la via che mena al pentimento, alla riconciliazione, alla grazia. 6° Il loro sguardo starà fisso al cielo, non più rivolto a terra.
Eccovi altri eccellenti mezzi e disposizioni efficacissime, anzi necessarie per chi vuole trarre profitto dal ritiro spirituale. 1° Conviene cominciare il ritiro ben persuasi di averne grande bisogno. 2° Bisogna farlo a quel modo e con quello spirito. con cui Gesù Cristo ci chiede che lo facciamo. 3° Ci vuole un cuore liberale verso. Dio, di maniera che diciamo come Saulo: «Che volete che io faccia, o Signore?» (Act. IX, 6). 4° Una confidenza illimitata nella misericordia di Dio. 5° Assiduità ai santi esercizi. 6° Raccoglimento. 7° Buona e pronta confessione.
Due grandi settimane compaiono nella storia del mondo: la settimana della creazione e quella della redenzione. Il tempo del ritiro spirituale deve riunire in sé queste due settimane; nella settimana della creazione, Dio ordinò nel primo giorno che fosse la luce, e la luce fu; nel secondo, fece il firmamento; nel terzo, rese feconda la terra; nel quarto, creò e collocò nel cielo il sole, la luna e le stelle; nel quinto, fece i pesci e gli uccelli; nel sesto, formò a sua immagine e somiglianza l’uomo e gli diede signoria su tutte le creature; finalmente nel settimo, si riposò (Gen. I). Prendiamo esempio da Dio, e nel tempo del nostro ritiro spirituale facciamo nascere in noi la luce divina…; facciamo dell’anima nostra un cielo…; rendiamola feconda in buone opere…; collochiamo in noi il sole della fede, la luna della speranza, le stelle di tutte le virtù…; bisogna che a somiglianza del pesce, nuotiamo liberamente nell’abbondanza delle grazie…; e ad imitazione degli uccelli, voliamo verso il cielo…; bisogna ristabilire in noi l’immagine di Dio, e dominare le nostre passioni, le cattive inclinazioni, il demonio, il mondo, la carne… Allora noi ci riposeremo, al termine del ritiro, nella pace del Signore, nel cuore di Gesù. Nella seconda settimana, Gesù Cristo ha riscattato il mondo con gli obbrobri e coi patimenti della sua Passione e con la sua morte in croce. Tocca anche a noi, nei giorni del ritiro, riscattare le nostre colpe, affiggerle alla croce e farvele morire…; e alla croce attaccare noi medesimi.
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