Vorrei rappresentare il Bambino nato a Betlemme, e in qualche modo vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, come fu adagiato in una greppia e come giaceva sul fieno tra il bue e l’asinello. FF 468
La straordinaria e innovativa intuizione di Francesco, non è stata semplicemente un’idea toccante e commovente, ma la manifestazione del bisogno concreto di una persona in cammino alla ricerca del Dio povero e umile.
“Vedere” e “far vedere” l’Altissimo Figlio di Dio che viene al mondo nell’umiltà e nella povertà di una mangiatoia posta tra due animali: per Francesco nulla era più importante per l’avvenire del mondo. Ancora oggi, in un tempo in cui la nascita di Gesù sembra evento fine a se stesso, celebrazione di un giorno di festa distante dal resto del vissuto umano, l’immagine cercata da Francesco, nella sua estrema semplicità e povertà, offre la visione più positiva che possiamo dare al mondo disilluso e disperato che abitiamo, alla storia che viviamo, perché il Natale viene a dirci che questa nostra storia è in realtà ancora gravida di Dio, che basta prestare attenzione alla vita per ascoltare il pulsare del suo cuore, e attendere fiduciosi vicino al terreno in attesa che lentamente si apra la zolla e spunti il nuovo fiore. Il Natale è speranza per il mondo, come terreno che attende di veder sbocciare fiori!
Così come il seme esiste in funzione del fiore che spunterà domani, la Natività può leggersi nell’atto d’amore infinito con cui il Signore, nell’immagine del povero seme, sceglie di immergersi nella profondità del terreno arido delle nostre esistenze, donandoci un germe di speranza certa.
Seme poverissimo che preme, muove, cerca di aprire zolle per venire alla luce e donare vita nuova.
Il Natale è creazione nuova, è il “Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza”. Gen 1, 26
Accogliere Gesù che viene, è accogliere un seme di vita nuova, lasciare che germogli e dissodi la nostra esistenza per emergere e divenire fiore. È permettere che nasca l’uomo del futuro che è già dentro di noi, è guarire, perdendo la nostra vita di sempre, lo stesso volto di sempre, scommettendo sulla novità che ci abita.
Fiorire è il fine…
Colmare il bocciolo
combattere il verme
ottenere quanta rugiada gli spetta
regolare il calore
eludere il vento
sfuggire all’ape ladruncola
non deludere la natura grande che l’attende proprio quel giorno.
Essere un fiore è profonda responsabilità.
(Emily Dickinson)
Fiorire è affrontare un percorso, superare le difficoltà della vita, è profonda responsabilità, perché il mondo fiorisce se io fiorisco, cambia se io cambio, diventa nuovo se io divento nuova creatura, e continuerà a essere gravido se, come seme, come il Bambino di Betlemme, saprò fecondare lo stesso terreno…così la nostra famiglia, la nostra Fraternità, l’Ofs, fioriranno se saremo noi singolarmente a fiorire, se sapremo dissodare le nostre esistenze con la forza della Parola.
Lasciamo allora, senza vergogna e con lo sguardo rivolto al futuro, che Gesù venga a fecondare le nostre aridità, a sanare le nostre crisi, le nostre ferite, a suscitarci domande e a provocarci risposte, a condurci oltre il recinto del nostro piccolo giardino, per raggiungere i terreni che attendono una fioritura, e gli occhi che cercano di vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato (il Bambino di Betlemme) per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, come fu adagiato in una greppia e come giaceva sul fieno tra il bue e l’asinello.
È il passaggio dalla conversione attesa dall’Anno della Fede alla realizzazione della Nuova Evangelizzazione!
Auguri di Buon Natale a voi, alle vostre famiglie e alle vostre Fraternità!
Remo
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