Il viaggio nella Repubblica ceca ha consentito a Benedetto XVI di affrontare numerosi argomenti di grande attualità nei molteplici discorsi rivolti fra gli altri ai giovani, al mondo accademico, ai politici; interventi che naturalmente si sono affiancati alle omelie e ai messaggi a carattere più eminentemente religioso indirizzati ai cristiani nella tre-giorni del 26-28 settembre.
In particolare, durante l’incontro con le autorità civili e il corpo diplomatico al palazzo presidenziale di Praga del 26 settembre, il Papa ha pronunciato parole che non potevano trascurare il 20° anniversario del crollo della Cortina di ferro che per mezzo secolo aveva diviso in due l’Europa, relegando i popoli dell’Est sotto ferrei regimi totalitari. Così il Pontefice ha ricordato con enfasi la “rivoluzione di velluto” che “ripristinò la democrazia in questa nazione”. Il 1989 appare però per Benedetto XVI più che un approdo, un nuovo punto di partenza. “A due decenni di distanza dai profondi cambiamenti politici che trasformarono questo Continente, il processo di risanamento e ricostruzione continua ora all’interno del più ampio contesto dell’unificazione europea e di un mondo sempre più globalizzato”. Il Papa si è soffermato a lungo su questo nodo storico, provenendo a sua volta da un Paese, la Germania, divisa tragicamente in due nel secondo dopoguerra, segnata dal Muro di Berlino e dalla spartizione in blocchi dell’Europa e del mondo intero. Però ora l’Europa è cambiata, ha sottolineato con forza Benedetto XVI: essa è “più che un Continente”, “è una casa”. E la libertà ritrovata, nella Repubblica ceca come in tutto l’Est, ha “il suo significato più profondo” nell’essere, l’Europa, una “patria spirituale”. Ratzinger ha spiegato: “Nel pieno rispetto della distinzione tra la sfera politica e quella religiosa – distinzione che garantisce la libertà dei cittadini di esprimere il proprio credo religioso e di vivere in sintonia con esso – desidero rimarcare l’insostituibile ruolo del cristianesimo per la formazione della coscienza di ogni generazione e per la promozione di un consenso etico di fondo, al servizio di ogni persona che chiama questo Continente ‘casa’”.
Da qui l’insistenza su una libertà che si compie pienamente laddove si coniuga con la verità, con la bellezza, con la bontà. “La vera libertà presuppone la ricerca della verità – del vero bene – e pertanto trova il proprio compimento precisamente nel conoscere e fare ciò che è retto e giusto. La verità, in altre parole, è la norma-guida per la libertà e la bontà ne è la perfezione”. Annotazioni essenziali per ricondurre la riflessione al destino e ai compiti dell’Europa “casa dei popoli”, dell’Europa che si fa “comunità”, dell’Europa che vince gli “interessi particolaristici” (gli egoismi, i nazionalismi…) e che opera su scala globale per lo sviluppo, la pace e la giustizia. Papa Benedetto ribadisce che “l’Europa, fedele alle sue radici cristiane, ha una particolare vocazione a sostenere questa visione trascendente nelle sue iniziative al servizio del bene comune di individui, comunità e nazioni”. Un ruolo aperto al futuro che deriva da una fedeltà creativa alle radici storiche, culturali e spirituali, di un Continente che, in questo modo, non sarà più “vecchio”, bensì giovane e veramente libero.
Gianni Borsa (fonte la Voce Umbria)
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