Dalla Fraternità Ofs di Santa Maria degli Angeli
Lunedì 10 giugno 2019, la nostra Fraternità ha incontrato due frati delle Missioni Estere dei Frati Minori dell’Umbria e Sardegna, Fr. Luca Baino e Fr. Iuri Cavallero. Oltre a loro abbiamo conosciuto una coppia proveniente dal Kazakistan in visita in Italia. Quest’appuntamento, programmato nell’ambito della formazione permanente, aveva lo scopo di ascoltare la testimonianza diretta della fraternità missionaria dei nostri fratelli del Primo Ordine.
L’incontro ha avuto quattro momenti ben strutturati. Il primo di natura informativa sull’attuale situazione delle Nazioni che si sono formate dopo il disfacimento dell’Unione Sovietica. Fra Iuri, attraverso anche una documentazione visiva, ci ha sottolineato quegli aspetti che noi conosciamo attraverso i mass media leggendoli però alla luce di chi li ha toccati con mano sentendo il freddo, non solo del clima, ma soprattutto quello della gente, sintomo di una perdita di valori che solo una qualche fede può riuscire a ridare. Non vi allarmate però, perché a sciogliere quel freddo, a superare tante difficoltà, ad affrontare particolari sacrifici, si è capito subito che lo Spirito Santo opera, insieme agli uomini di buona volontà.
La seconda parte, condotta a due voci da fra Iuri in particolare per la Russia e da fra Luca per il Kazakistan è stata incentrata specificamente sull’attività missionaria. Evidenziamo solo alcuni aspetti in maniera schematica. E’ indispensabile la presenza dii una organizzazione che lavora qui per consentire ai missionari di potersi muovere con qualche minima certezza sia sotto l’aspetto dell’accompagnamento orante, sia di un minimo di sostentamento economico. Tra l’altro abbiamo capito che tra tutti i missionari cattolici, senza false modestie, i nostri sono quelli “poverelli”. Ancora più importante è il modo di approcciare la missione che, a nostro avviso risale alla tradizione (cultura spirituale) dei francescani, fatto di ascolto, di ingresso umile nella vita delle persone (senza la pretesa di portare la verità, perché essa scende da sola), di condivisione, di servizio fraterno ( sentendosi strumenti nelle mani del Signore perché sia fatta la Sua volontà), di “abbracci” ai fratelli e alle sorelle che si incontrano, per far comprendere anche senza conoscere la lingua che “ti voglio bene”, che siamo figli di un unico Dio. Le risposte, non sempre all’altezza delle aspettative, ci sono e dalle parole che abbiamo ascoltato riempiono il cuore di speranza. Portare il Vangelo, essendo nella vita Parola del Signore, e poi spezzarlo per meglio comprenderlo è stata la prima missione degli Apostoli e la nostra Chiesa apostolica, proprio per mandato di Gesù Cristo, questo chiede a tutti i suoi figli e noi non possiamo dimenticarlo. Ci ha colpito un altro aspetto non secondario, cioè quello di mettere sotto la “coperta” dell’umiltà sincera quegli eventi belli che sono accaduti ai nostri frati, consapevoli che lo strumento è un mezzo ma chi opera è il Signore.
Così inizia la terza parte sotto la guida di fra Luca, traduttore dal russo ma soprattutto padre spirituale dei due amici che ci hanno commosso nel racconto della loro conversione e perché no del loro amore reciproco che li ha fatti incontrare al di là delle umane aspettative. In questo momento non possiamo raccontare molto sia per prudenza, sia per non entrare in vicende personali che sono sempre avvolte dal mistero dell’opera dello Spirito. Certo è che siamo stati coinvolti in una spirale che ci ha portato sempre più in alto quando abbiamo ascoltato che il giovane mussulmano non praticante inizia ad entrare in una chiesa cattolica, dove P. Luca è parroco, e di lì a poco chiedere di poter conoscere Gesù e più avanti portare con sé una ragazza ortodossa facendola rimanere fuori dalla chiesa, perché convinto che non potesse entrare, ma poi P. Luca comincia a chiarire con tatto discreto i primi elementi utili per camminare insieme. Un cammino sinodale ed ecumenico che porta i giovani a pronunciarsi per diventare cattolici, facendone partecipi le famiglie così distanti tra loro per religione, cultura e razza (problema enorme nelle nazioni post sovietiche dove migrazioni più o meno forzate hanno realizzato una delle “ Babele” dei nostri tempi. Le famiglie non credono che i due andranno avanti, ma lasciano fare, un po’ perché di pensiero laico e un po’ perché persone buone. Il cammino è lungo. Anni e anni di discernimento che comunque secondo le leggi dei luoghi li porta a sposarsi. Hanno difficoltà ad avere figli e convengono che se non ne potranno avere li adotteranno. Quanto distante è il nostro mondo che spinge a pratiche inconcepibili, quando ci sono tante creature che attendono il calore di una famiglia! Proprio quando avevano perso la speranza ecco che arriva la notizia che avranno un figlio. Oggi ne hanno due, un maschietto e una femminuccia. Sentire questo racconto è come una catechesi che termina con una affermazione apparentemente scioccante, perché i nostri due fratelli ci dicono che non sanno se hanno trovato quel Dio che cercavano da quando ancora non si conoscevano. Guardandoli bene, osservando i loro sguardi reciproci e i loro occhi che parlano una lingua che conosciamo, noi siamo certi che Dio li ha cercati ed essi si sono fatti trovare. Dimenticavo, a Venezia sul Ponte dei Sospiri il già marito in ginocchio ha chiesto alla già moglie se volesse accettarlo secondo il rito della Chiesa Cattolica Romana e poiché lei ha risposto sì, entro questo mese P. Luca celebrerà il rito. Che misteri sono la Fede, la Speranza e la Carità! Verrebbe voglia di scriverci un romanzo, di quelli che non vanno più di moda, eppure che sono stati edificanti nella nostra giovinezza, ma ci vorrebbe la penna di A. J. Cronin del “Le chiavi del Regno”.
Il quarto momento è stato la festa, l’abbraccio di noi tutti a questi cari fratelli e gli auguri. Più di tutto il ringraziamento al nostro Assistente P. Dario che ha appoggiato l’iniziativa mostrandoci quell’affetto fraterno che lega i nostri frati, pur impegnati in molteplici e differenti servizi e a fra Luca, fra Iuri e ai due giovani fratelli del Kazakistan, di cui non facciamo i nomi per la prudenza che occorre per chi vive in quel lontano Paese. Possono, per grazia di Dio, coltivare la speranza che un giorno vi potrà essere la possibilità di professare la propria Fede in un contesto di pace, infatti i loro due figli portano a scuola il loro essere cattolici, senza timore e con qualche piccola soddisfazione, che ci ha fatto piacevolmente sorridere, come quella di festeggiare il Natale, prima quello cattolico e poi quello ortodosso, per la gioia di tutti, compresa la nostra.
G R A Z I E
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